Tutto il dolore e la fragilità si sublimano presto e si trasformano nel sentire l’amore, il corpo che vive e desidera, il corpo che sente con tutti i sensi, lo spirito che cerca, cerca solidarietà, amicizia, amore, sensualità di mani e di sguardi, l’anima che vuole innalzarsi al divino per trovarvi…..risposte? No, forse l’accoglienza perfetta di ciò che è stato e che è.
Leggo in questi versi pienezza di vita, assenza di rimpianti, coraggio di “sentire”. Il ricordo e il senso della morte, la memoria dell’assenza si trasfigurano nel volere energico di versi che toccano i sensi perché da essi sono mossi. In questi versi si percepisce il tatto, “mani che non possono riscaldare”, la vista, “le sequenze delle ore vissute si disgiungono come fotografie”, l’olfatto, “…nelle narici il profumo del pane fresco…”, l’udito, “ascoltare nel silenzio la voce del vento”, il gusto, “…l’umida fragranza di te…”
Sono versi che parlano la lingua dei sentimenti grandi e corali: la solidarietà nel senso di caducità, l’identità cercata, trovata o ritrovata, la natura vissuta e goduta, la corporalità, l’inesorabilità del tempo. Si avverte la certezza del valore della crescita attraverso il dolore, l’amore, la gioia, la tristezza, la paura: è come se a ogni nuovo momento della vita il peso dell’esperienza si liberi del superfluo….