Il lettore non comprenderà fino alla fine perché Mizia, ovvero Domiziana, la protagonista di questo romanzo, torna in autunno a Grado,nell’Isola del sole. In un’atmosfera rarefatta e umida, triste e solitaria, Mizia ripercorre le estati trascorse lì con la sua famiglia, con sua sorella Andrea (che nomi strani hanno tutti in questa famiglia!) e il suo cagnolino.
Sono trascorsi molti anni, quasi non riconosce più i luoghi di un’infanzia che appare anch’essa poco felice, vista attraverso le lenti malinconiche del presente. Attraverso una narrazione condotta con il duplice sguardo dell’io narrativo e del protagonista onnisciente, mantenendo una terza persona che è completamente 'dentro' la storia, l’autrice Alessandra Zenarola ci avvicina a un dramma familiare e personale che non ha tinte fosche o scure, ma sfocate e tenui, un dramma che ci accompagna, insieme alla protagonista, in sordina.
Il peso delle cose, degli oggetti, esperienze, sofferenze, sembra non esserci, è minimo come il corpo di Mizia che talvolta ci appare come anoressica, ma in realtà lei semplicemente non ha bisogno di cibo, mangia ma senza convinzione, senza intento. È come se non voglia far sentire la sua esistenza, per non sentirla lei stessa, in modo da non affondare nel dolore.
Una sorella amatissima e ribelle, vistosa nelle sue manifestazioni d’amore e d’odio, Andrea ci appare l’esatto contrario di Mizia, probabilmente le due sorelle si sono configurate per compensazione oppositiva nella forma e modo in cui sono. Andrea se n’è andata tanti anni fa, è volata a Londra a vivere la sua vita in libertà. Qualche volta si sono incontrate le due sorelle, quando è nata la figlia di Mizia, quando è morto il padre. Ma Mizia non ha mai più 'raggiunto' Andrea nel cuore, perché non ha più capito o saputo dove fosse il suo cuore.
Ora Mizia sta vivendo la fine del suo matrimonio e sua figlia è in America. Lei, da sola, ritorna sulle tracce della propria vita, a rivivere un autunno come quello…dell’anno prima.
La scrittura di Alessandra Zenarola è lieve nella parola ma forte nelle sensazioni, nelle emozioni che ci trasmette, talvolta intollerabili tanto sono vive. Uno stile narrativo il suo, che ci fa pensare a volte a una sorta di flusso di coscienza, ma anche a una forma moderna di monologo. Mizia sembra condurre un lunghissimo monologo che deve aiutarla a vivere questo autunno, quello dell’anno prima.
Continuiamo a chiederci fino alla fine se Mizia è andata all’Isola del sole per morire, o per rinascere.
Un racconto struggente, che ci fa anche sorridere per quei tratti d’ironia che solo certe persone sanno avere. Un racconto che riesce a entrare nella carne oltre che nella testa.
Scrittura & Scritture Edizioni.