Un evento importante, per fissare un inizio che dovrà proseguire incessantemente, fino al raggiungimento degli obiettivi di consapevolezza, informazione e impegno da parte delle istituzioni e del governo a trovare i modi legittimi per scoraggiare atti di violenza sempre più frequenti a danno delle donne, facilitando il lavoro delle già numerose associazioni attive sul territorio, fornendo tutte le facilitazioni possibili affinché una denuncia non significhi solo l’inizio di un altro incubo. La richiesta che la Rete Antiviolenza fa alle istituzioni statali è anche quella di inasprimento della pena per i responsabili di atti di violenza sulle donne, di predisporre in ogni commissariato un ufficio gestito da donne che riceva le denunce e sappia poi accompagnare la denunciante durante il difficile percorso che ne segue.
Con pochi mezzi e tanta passione le donne organizzatrici dell’evento hanno portato in piazza altre donne che hanno recitato, testimoniato, denunciato.
Le persone, le Donne, che si sono avvicendate in piazza hanno fornito con competenza e con passione uno spaccato delle difficili condizioni in cui viviamo. Molte sono state le proposte, grande la determinazione per ricondurre le istituzioni alle proprie responsabilità. Le donne che rivendicano il diritto al rispetto, donne che appartengono a tutte le fasce sociali non vogliono più farsi zittire e non intendono fermarsi finché il governo italiano non contribuirà quotidianamente al cambiamento dell’immagine della donna nell’immaginario collettivo maschile.
È stato detto in mille modi da psicologhe, tecniche e insegnanti che la violenza è un fattore culturale, bene, questo fattore dovrà mutare.
Introdotte e presentate da Mariaelena Muffato, si sono succedute sul palco virtuale artiste quali Anita Pavone, che ha recitato con grande commovente forza espressiva la terribile storia di violenza domestica di Elisa Consoli, Francesca Rondinella ha interpretato il testo di Break the chains, colonna sonora del flash mob One billion rising, Laura Borrelli ha letto con grande forza interpretativa il racconto dello stupro di una ragazza di Franca Rame.
Commovente e simbolicamente iconografica la performance delle Memini, scene di una morte, scene di una Deposizione al femminile!
Ad acquietare l’emozione crescente del pubblico, gli interventi sicuri e concreti che ci hanno raccontato delle donne e delle organizzazioni che si muovono sul territorio napoletano e campano da anni per contrastare quella cultura del potere capitalistico che mortifica e uccide le donne.
Adele Mazzocchi, psicologa del centro Aurora, Stefania Colizzi del MIA(movimento artisti indipendenti), Marcella Raiola del Gruppo precari scuola, Rosaria Guarino di One Billion Rising, Tiziana Giangrande di Freedomina, hanno descritto le coordinate del percorso che la Rete Antiviolenza intende intraprendere per dare l’affondo a una cultura politica deprivata e immorale.
A questo appuntamento ne seguiranno altri in autunno e sarà l’AUTUNNO CALDO CONTRO LA VIOLENZA! LE DONNE UNITE DICONO BASTA. ADESSO È ORA DI CAMBIARE.