Per il quinto anno consecutivo riproporrà la sua storia infinita per mano di nuovi e vecchi attori, pièce e musica, con repliche fino al 15 marzo. Il 19 febbraio la Prima della stagione ha attirato numerosi spettatori. Su questo Format Teatrale di Melchionna-Cianchi è stato detto moltissimo, tuttavia, per chi non l’avesse ancora visto, va detto che lo spettacolo non si adatta alle linee del teatro tradizionale, in cui gli spettatori stanno da un lato e dall’altro la scena, in un quadro fisso e ri-marginato dal palcoscenico.
DAdP è un Boudoir sospeso nel tempo, dove il pubblico fa parte dell’ambiente teatrale quanto gli attori. Il pubblico c’è con le sue buone e cattive maniere, irridente e mascalzone, quando non infastidito dal trambusto, dal dileggio. La sala è in un disordine primordiale e ricorda la pista di un circo.
Lo spettacolo comincia sul marciapiede, il Teatro Bellini di Napoli si trasforma nella “Casa chiusa dell’Arte”, attori in vestaglia accolgono, come delle “prostitute”, gli spettatori/clienti e li conducono in platea. La Casa chiusa dell’Arte è teatro di strada, di vita. Gli attori adescano il pubblico che li paga con i dollarini , gli spettatori si lasceranno abbordare e li seguiranno in un luogo diverso dal palcoscenico, perché si “prostituiscano”, recitando per un gruppo ristretto il proprio pezzo dopo aver mercanteggiato dignitosamente un prezzo in dollarini… bisogna pur vivere! L’Arte deve sopravvivere e la carovana di Dignità Autonome garantisce paga sindacale a cinquanta attori di talento e divertimento assicurato a centinaia di spettatori per sera. Chi vuol ridere riderà, ma non per dimenticare dove e come viviamo.
Un evento originale che procura emozioni, in un’ atmosfera fasciata di sogno in cui il rosso è il colore dominante. Le Performance si susseguono in ogni angolo possibile e impossibile! Nel chiuso di un ufficio o in un camerino, in un sottoscala o nel negozietto all’angolo, ci si chiude con l’attor* prescelt* per godere “Pillole di piacere teatrale”. Si può godere di quattro o cinque “prestazioni” in poche ore, finché non ti mancano le forze. I tenutari son pronti a rifornirti di dollarini se vuoi continuare. Gli attori sono tanti, ammantati sotto nomi e soprannomi, recitano con fervore in totale immedesimazione, travolgenti o struggenti, di certo non indifferenti, e bisogna fare i conti con la realtà che ti comunicano, che ti attaccano addosso.
La Pompei, Giulia Galiani, giovane e complessa attrice, batte i tasti delle emozioni profonde, sembra d’essere in presenza di una bambina e del suo racconto, la sua realtà, incarnata.
Il 1004, Luigi Vuolo, che in pantaloncini contratta con tenacia il suo compenso e poi “si dà”, inizia senza vergogna il suo pezzo, ci impone il ritmo del suo racconto facendosi sentire , toccandoci, e le distanze cadono.
E l’incontro con Momo ? Ci ha trasportate con la sua Povera pazza sul terreno concreto dei rapporti interpersonali e ... c’è poco da ridere, una vera provocazione con tanta dolcezza!
Patrizia Bollini ci ha adescato con l’autorità di Un condannato a Morte, nome del suo personaggio ma anche della pièce che recita per noi in un camerino del Teatro, portando i sensi di tutti al massimo delle percezioni.
Prestazioni di alto livello che lasciano un sapore, un ‘idea di teatro nuova ed evoluta, e un piacere collegato ai nostri sensi, anzi immerso nella realtà quotidiana.
Le pièce sono scritte da Luciano Melchionne che cura anche la regia. Presente in sala, è anfitrione della bella serata. Gli attori in guepière, sugli alti tacchi, un po’ giocolieri e un po’ acrobati, animano lo spettacolo finale nella sala smantellata piena di luci forti, in cui l’entusiasmo generale si accompagna alla musica.
Il tempo è fuggito e andando via ci ripromettiamo di tornare.